Quante volte accettiamo il tracciamento della nostra posizione dallo smartphone? Diciamolo, è utile sapere come sarà il meteo per tutta la settimana oppure conoscere la posizione del ristorante consigliato.
Conoscere la posizione in tempo reale, però, è estremamente utile anche per le aziende che possono indirizzare la pubblicità in base non solo alla ricerca sui siti web, ma anche tramite gli spostamenti.
I dati di localizzazione, o dati sulla posizione, sono delle informazioni trattate da una rete di comunicazione elettronica che indica la posizione geografica dei dispositivi (dagli smartphone a dispositivi IoT).
Questi dati possono essere raccolti tramite reti Wi-Fi, Beacon Bluetooth, Base Station cellulari e con l’ormai famoso GPS. Quest’ultimo in particolare è il metodo più utilizzato per la localizzazione outdoor: per un corretto funzionamento richiede almeno 4 satelliti ed è necessario che la comunicazione avvenga in condizioni ottimali di Line of Sight (LoS).
Per la localizzazione indoor, l’approccio più utilizzato è diventato quello basato sul WiFi e sulla trilaterazione della posizione grazie all’ampia installazione di Access Point. Con la localizzazione indoor, infatti, si può ottenere un’analisi relativa alla gestione delle merci nei magazzini, alla quantità di persone presenti in un luogo, conoscere i negozi più visitati e sapere quali sono le vetrine sulle quali le persone si soffermano di più e per quanto tempo.
A partire dall’algoritmo Time-different of Arrival (TDOA), l’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE) ha approvato nel 2016 il protocollo 802.11mc che crea una nuova tecnica per tracciare la posizione indoor basata sul RTT (Round Trip Time). Grazie a dei pacchetti FTM (Fine Time Measurement), un device e gli Access Point che supportano questa tecnologia comunicano tra di loro e, in base ai tempi di risposta degli ACK, questi riescono a garantire un accurato tracciamento della posizione (tra gli 0.80cm e i 2 metri).
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