
Da E-learning allo smart working come sta cambiando la concezione IT
Il mondo del lavoro sta cambiando vertiginosamente. Molti elementi legati alla crisi economica, altri legati all’innovazione tecnologica a supporto della comunicazione, altri ancora collegati ad emergenze epidemiologiche, hanno creato, nel vissuto delle imprese e nei modelli di servizio sia pubblici che privati, una virtualizzazione degli scambi (di informazione, di denaro, di contenuti relazionali) che ha modificato e continua a modificare linguaggi, abitudini, percezioni e attitudini.
È fin troppo facile chiudere un ufficio a causa di circostanze impreviste. Malattie, condizioni meteorologiche o persino lavori di ristrutturazione possono rendere inaccessibile un posto di lavoro, costringendo l’imprenditore, impotente, ad interrompere la produzione.
Abbiamo già visto che queste interruzioni possono verificarsi in qualsiasi momento, senza alcun preavviso su quando arriveranno o su quando finiranno. Il modo migliore per aggirarle è l’uso più o meno intenso di e-learning e smart working.
Con lo smart working emerge una nuova cultura del lavoro, nuove forme di organizzazione e di leadership, con nuove competenze richieste per i lavoratori e per il management dell’impresa, perché cambiano radicalmente alcune categorie e linguaggi familiari dell’epoca industriale, come la gestione del tempo, il controllo del lavoro, la gestione dei gruppi, degli obiettivi, della delega, ed emergono nuovi valori come il rapporto di lavoro che dovrà sempre più basarsi su relazioni “fiduciarie”, auto-responsabilizzazione delle agilità di comunicazione nelle reti digitali solo per fare alcuni esempi. La banda larga ha fatto impennare l’e-learning con servizi di video-streaming e videoconferenza. Lo streaming consente di distribuire lezioni verso un numero elevato di utenti, mentre con la videoconferenza l’interazione real time.
Le stesse Aziende che ruotano intorno al mondo dell’Information Technology hanno cambiato completamente il modo di lavorare passando dal comune lavoro in-office al telelavoro/smart working.
Il telelavoro, o la sua versione più innovativa detta smart working, comporta un rinnovamento che coinvolge comportamenti, tecnologie e spazi di lavoro. Lo Smart Working, sebbene condivida molte caratteristiche con il telelavoro, si distacca da esso per alcuni elementi fondamentali: in questa modalità non è obbligatorio legarsi a un luogo fisico fisso dove lavorare e l’orario è autodeterminato (l’importante è raggiungere gli obiettivi prefissati). In sostanza, si tratta di una modalità di lavoro da remoto che consente di svolgere il proprio lavoro al di fuori dell’ambiente aziendale, senza vincoli specifici di luogo o di orario.
Proprio a causa della flessibilità che caratterizza il lavoro agile, che generalmente imposta il lavoro più per obiettivi, abbiamo riflettuto su quanto questa modalità calzi alla perfezione per molte tipologie di lavoro del campo informatico. Gli informatici, più di altri, hanno infatti maggiore possibilità di lavorare per obiettivi e di gestire il tempo diversamente.
Ma quali sono dunque i principali ostacoli allo smart working? La maggior parte dei lavoratori ritiene che lo smart working funziona davvero e l’avanzare della pratica dello smart working o dell’e-learning potrebbe rappresentare per le aziende o università italiane un’opportunità, un valore aggiunto, un elemento incentivante nella scelta del lavoratore/studente.
Perché allora è così difficile fare smart working in Italia?
Quando si pensa all’informatica, ci si figura qualcosa di moderno, si pensa a innovazione e tecnologia digitale. Lo Smart Working non è una semplice iniziativa di work-life balance e welfare aziendale per le persone: si innesca in un percorso di profondo cambiamento culturale e richiede un’evoluzione dei modelli organizzativi aziendali, per cui si deve prevedere una roadmap dettagliata fase per fase. Bisogna sempre ricordare, infatti, che è un progetto intrinsecamente multidisciplinare, che presuppone una governance integrata tra gli attori coinvolti.
Questa tipologia di lavoro, infatti, presuppone un atto di fiducia da parte del datore di lavoro e un’autogestione e responsabilizzazione da parte del lavoratore.
Le figure manageriali non sono ancora pronte: non se la sentono di prendere decisioni e assumersi responsabilità, anche per timore di essere meno produttivi.
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