Oggi i cloud provider come Google e Azure consentono di distribuire agilmente le nostre soluzioni software in cloud, riducendo il carico di lavoro del nostro team IT interno o esterno, rispettando vincoli stringenti di sicurezza e scalabilità.
Tali servizi permettono di utilizzare reti, macchine virtuali, database gestiti, e content delivery network con discreta flessibilità, che si traduce nella concreta possibilità di aumentare con pochi click la potenza di calcolo o lo spazio di archiviazione richiesto. Definita l’architettura, e individuati i servizi da acquistare, è possibile procedere alla loro attivazione e configurazione attraverso una comoda, ricca, e colorata interfaccia web, accompagnata da una funzionale e monocromatica linea di comando per i tecnici più appassionati. Per effettuare diverse installazioni della soluzione software, è necessario procedere alla configurazione dei servizi cloud più volte, intervenendo su pochi parametri come ad esempio il nome dell’area geografica o il numero minimo e massimo di macchine virtuali da allocare.
Consideriamo come esempio un’applicazione che deve mostrare dei video a diversi utenti distribuiti in diverse aree geografiche; possiamo, per questo scenario, servirci del provider Amazon AWS e nel dettaglio dei servizi AWS S3 per ospitare i contenuti e AWS Cloud Front come content delivery network. Sarà necessario per ogni installazione del sistema ricreare il bucket S3 che conterrà i video, concedere i permessi di lettura degli oggetti e collegare Cloud Front con S3.
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